Carlo Scarpa
Vaso a “fili applicati”, vetro incolore con applicazioni policrome, a sezione lievemente schiacciata

Quella dei fili applicati è forse l’ultima serie di vetri disegnati da Carlo Scarpa per Venini. Viene proposta per la Biennale veneziana del 1942, nel momento di astrazione più pura dell’artista per colori e forme. L’asimmetria del vaso rappresenta una vera sfida alla tradizione muranese che al contrario vede la simmetria come peculiarità del manufatto.
Giandomenico Romanelli coglie acutamente il senso dei lavori scarpiani nell’universo muranese: «Lavorare sul vetro appare avere per Carlo Scarpa il senso di una metafora sul proprio percorso di inventore, di artefice: un ritorno all’indietro, un ritrovare sensazioni e segreti di una materialità governata dalla mano; il riaccostarsi a una qualche distillazione delle forme e, forse, a una alchemica e insieme istrionesca sfida dei sensi».
Inedito