Chiara e Francesco Carraro

Pierre Rosenberg
de l’Académie française
Président-directeur honoraire du Louvre
Président de l’Alliance française de Venise

Il ricordo della casa di Chiara e Francesco Carraro resta per me indimenticabile: Campo Sant’Angelo, l’intero piano di un palazzo d’epoca, un bell’appartamento completamente dedicato alla gloria di Venezia…

Non la Venezia di Bellini e di Veronese e nemmeno la Venezia di Canaletto e di Guardi; piuttosto una Venezia molto più recente, che risale a meno di un secolo fa, una Venezia che i libri di storia dell’arte troppo spesso convenzionali ignorano o menzionano appena, come una sorta di passaggio obbligato, di post-scriptum espletato fugacemente, la Venezia delle creazioni del XX secolo. Certo, questa dimora ospitava pregevoli tele e sculture italiane del XX secolo, ma le arti decorative di questa stessa epoca erano le più superbamente rappresentate; e il loro interesse era piuttosto rivolto al vetro di Murano. Questa industria, quest’arte, conobbe, a partire dagli anni Venti, un brillante sviluppo che rinnovò radicalmente una tradizione momentaneamente assopita, chiusa su se stessa. Chi, oggi, ha piena cognizione di questa rivoluzione, a parte i pochi specialisti del vetro, qualche collezionista, qualche amatore, qualche mercante?

Francesco Carraro era collezionista nell’animo, ma non si accontentava di raccogliere quadri, mobili Art Déco e vetri di Murano. Considerava la sua casa come un’opera d’arte totale; e la disposizione di ogni oggetto e l’arredamento di ciascuna delle stanze erano sapientemente studiati. Avrebbe desiderato dedicare alla sua casa un libro che ne conservasse il ricordo, ma il tempo gli fu tiranno… Murano trionfava. Vasi di tutti i tipi, coppe, bicchieri a stelo, bottiglie e piatti erano sapientemente allineati sugli scaffali perfettamente illuminati (la luce artificiale esalta il vetro di Murano). Vasi di tutte le dimensioni, di tutte le forme, colori e trasparenze, e di tutte le tecniche, le stesse tecniche che i maestri vetrai, gareggiando virtuosamente tra di loro, seppero reinventare… Si rimaneva colpiti dalla diversità, dall’infinita capacità inventiva di questi maestri vetrai, questa diversità concessa dal vetro che permette di moltiplicare le gamme di colori, i giochi di luce, di giocare con i riflessi. Era uno stupore riacceso ininterrottamente, un piacere per l’occhio, in una parola: le bonheur.

Considerava la sua casa come un’opera d’arte totale; e la disposizione di ogni oggetto e l’arredamento di ciascuna delle stanze erano sapientemente studiati.

Tutto e tutti erano rappresentati – non farò nessun nome – dal misterioso Primavera a Yoichi Ohira, rientrato con mio sommo rammarico nel suo Giappone natìo. Tutto e tutti. Non utilizzo queste parole assai vaghe a caso: gli artisti, i creatori, gli artigiani, gli imprenditori, l’industria del vetro, l’arte del vetro. Il miracolo consiste nel legare insieme i termini “industria” e “arte” che si credono incompatibili. C’erano i creatori dai nomi talvolta rimasti celebri, i maestri vetrai, i soffiatori e i modellatori spesso ingiustamente dimenticati, le fabbriche e i commercianti che fecero conoscere Murano nel mondo intero. Tutti complici, tutti uniti, tutti insieme seppero fare di Murano, per quasi un secolo e per la più grande gioia degli amatori di ieri e di oggi, un luogo ispirato in cui regnava l’immaginazione.

Un capitolo si è concluso, una pagina si è voltata. Francesco Carraro è stato il paladino di questa avventura. La sua fondazione, la Fondazione Chiara e Francesco Carraro, deve passare ora il testimone ai giovani che – ne sono certo – sapranno accettare la sfida.

Pierre Rosenberg