Scultore, designer e imprenditore, Napoleone Martinuzzi è il padre di uno dei materiali più rivoluzionari del vetro del Novecento: il “pulegoso”.
Discendente da una famiglia di maestri di Murano, studia scultura all'Accademia di Belle Arti di Venezia e di Roma. Dal 1908 partecipa alle mostre della stagione secessionista a Ca’ Pesaro, fino al 1920. Il sodalizio con Paolo Venini arriva negli anni successivi e nel 1925 nasce Vetri Soffiati Muranesi Venini & C. di cui Martinuzzi diventa socio e direttore artistico. Lo caratterizza uno stile unico, che deriva dall’esperienza come scultore. Nel 1928 sfrutta un difetto di fabbricazione, ovvero la formazione di bolle d’aria, e lo enfatizza trasformando il vetro in una massa spugnosa, compatta e opaca. Nasce così il vetro pulegoso. Dopo la liquidazione della Vetri Soffiati Muranesi Venini (1932), Martinuzzi fonda una nuova società con Francesco Zecchin, collaborando con due maestri vetrai di altissimo livello: Otello Nason e Alfredo Barbini. Le realizzazioni della fornace si distinguono per i modelli e l’uso di materiali lontani dalla tradizione classica. Martinuzzi ottiene notevoli consensi da pubblico e critica, presenziando alla Biennale di Venezia per tredici edizioni (1920-1950), alla Triennale di Monza (1930) e alla Triennale di Milano (1933).
Nel 1936 Martinuzzi esce dalla società per dedicarsi con maggiore impegno alla scultura. Dopo una lunga interruzione, nel 1947 passa alla direzione artistica della vetreria Arte del vetro di Alberto Seguso. Fino al 1958 disegna lampadari e piastrelle vitree per Gino Cenedese e tra gli anni Settanta e Ottanta progetta alcune opere per Pauly G. eseguite da Barbini.